1881 – Alla fine di agosto Michel Innerkofler e il cugino Hans Innerkofler con il viennese Demeter Diamantidi e la sua guida Luigi Cesaletti salgono nella stessa giornata tutte e tre le cime principali di Lavaredo, Piccola, Grande e Ovest. E’ il primo dei numerosi “concatenamenti” che la storia alpinistica delle Tre Cime proporrà.
Demeter Diamantidi, raggiunta la vetta della Piccola di Lavaredo, tira fuori dallo zaino un barattolo di vernice rossa con cui scrive su un lastrone i nomi dei salitori, e vi deposita anche una bottiglia con dentro il suo biglietto da visita.
1909 – Il 16 agosto, Otto Langl e Richard Löschner salgono la parete Est Nord-est della Cima Ovest di Lavaredo spingendosi fin quasi al limite dei paurosi strapiombi settentrionali: viene per questo denominata via Della Disperazione, benché le difficoltà si aggirino sul IV grado.
Queste salite indicano che oramai si cominciano a prendere in considerazione le strapiombanti muraglie settentrionali. Ma i tempi non sono ancora maturi.
1933 – Il 24 luglio Fritz Demuth, Ferdinand Peringer e Sepp Lichtenegger salgono lo Spigolo Nord Nord-est della Cima Ovest di Lavaredo, proprio al limite dei grandi strapiombi Nord.
1935 – E’ un vero e proprio assedio alla Nord della Cima Ovest di Lavaredo.
Tentano due giovani e intraprendenti tedeschi, Hans Hintermeier e Sepp Meindl.
Tenta Emilio Comici. Debbono ripiegare tutti.
1935 – Ricardo Cassin e Vittorio Ratti, giocando d’anticipo, attaccano nel cuore della notte.
Il 30 agosto, dopo tre giorni di dura arrampicata e due bivacchi in parete sotto la pioggia, i due lecchesi raggiungono la vetta. Per la sostenutezza delle difficoltà e l’impressionante esposizione la via Cassin-Ratti è (e rimarrà per parecchi anni) una delle più difficili delle Alpi.
1935 – Alcuni giorni dopo, Hans Hintermeier e Sepp Meindl compiono la prima ripetizione.
1936 – Raffaele Carlesso e Gino Soldà si aggiudicheranno la seconda ripetizione della Nord della Cima Ovest di Lavaredo.
1942 – Piero Mazzorana concatena in circa 9 ore le vie Preuss alla Cima Piccolissima di Lavaredo, la Dulfer-Piaz alla Punta di Frida alle Tre Cime di Lavaredo , La Helversen alla Piccola di Lavaredo, lo Spigolo Dibona alla Cima Grande di Lavaredo, e la via Comune con variante Dulfer alla Cima Ovest, per concludere con Croda degli Alpini e Croda del Rifugio.
1950 - Gino Soldà ripete la Nord della Cima Ovest di Lavaredo per confrontare la differenza tra i mezzi moderni con quelli di tredici anni prima. La parete era naturalmente più chiodata ma facilitarono molto la salita pedule diverse (suola più rigida, di gomma anziché di feltro: la gomma fa maggior presa sulla roccia asciutta, il feltro va un po’ meglio sulla roccia bagnata), corde di nailon (assai più scorrevoli in trazione attraverso i chiodi), staffe con scalinetti di alluminio (al posto di due sole staffe di cordino, sempre attorcigliato, nelle quali era fatica enorme infilare il piede quando il corpo stava in posizione strapiombante), chiodi di tutte le misure. Nel 1936 abbiamo impiegato due giorni di salita (il secondo bivacco potevamo comodamente evitarlo); nel 1950 ancora nel primo giorno abbiamo raggiunto la vetta, siamo discesi al rifugio Caldart (rifugio Auronzo) e prima di cena sono andato al rifugio Locatelli e ritornato: ritirai un impermeabile da me gettato dalla parete e raccolto da clienti del Locatelli. Penso che non potevo essere più forte a quarantatre anni che a ventinove. Nel 1936 io e Raffaele Carlesso siamo saliti a comando alternato, mentre nel 1950 ho sempre condotto io.
1953 – Dal 22 al 24 febbraio, Walter Bonatti e Carlo Mauri ripetono in prima invernale la via Cassin-Ratti alla Cima Ovest di Lavaredo.
La forte cordata incontra le difficoltà maggiori nella parte alta, che il freddo intenso ha trasformato in un imbuto ghiacciato.
1953 – Ai primi di marzo, Hans Worndl e Konrad Hollerieth effettuano la seconda ripetizione invernale della via Cassin-Ratti alla Cima Ovest di Lavaredo.
1955 – Un alpinista della Val Pusteria, Hans Frisch, ripete in prima solitaria la via Cassin-Ratti alla Cima Ovest di Lavaredo e lo Spigolo Comici-Mazzorana alla Cima Piccola di Lavaredo, all’epoca due degli itinerari più difficili del gruppo.
1959 – E’ l’anno della corsa alla direttissima sugli strapiombi della Parete Nord della Cima Ovest di Lavaredo.
Mentre gli svizzeri Albin
Schelbert e Hugo Weber, in rocambolesca gara con gli Scoiattoli
di Cortina, superano gli strapiombi centrali lungo un itinerario comune
solo nella prima metà, i francesi René Desmaison e Pierre Mazeaud
(seguiti da Pierre Kohlmann e Bernard Lagesse) tracciano la loro
direttissima, dedicata a Jean Couzy. (via Jean Couzy).
Su entrambi gli itinerari il ricorso all’arrampicata artificiale è massiccio, anche se i chiodi a espansione sono usati in misura limitatissima (5 sulla via Degli Scoiattoli, 30 su quella dei Francesi).
Dal punto di vista tecnico le vie segnano un balzo in avanti nella scala dell’arrampicata artificiale: si parla ormai di A3 e, per la via Jean Couzy, secondo alcuni, anche di A4.
1959 – Poche settimane dopo, gli Scoiattoli di Cortina; Lorenzo Lorenzi, Albino Michielli Strobel, Gualtiero Ghedina e Lino Lacedelli superano anche lo Spigolo Nord-ovest della Cima Ovest di Lavaredo, divenuto famoso come Spigolo degli Scoiattoli.
1959 – Fa la sua comparsa il belga Claude Barbier, che compie la seconda solitaria della via Cassin alla Cima Ovest di Lavaredo.
1960 - Armando
Aste in prima solitaria
ripete la via Couzy sulla Nord della Cima Ovest di Lavaredo.
1961 – Pressoché in contemporanea (febbraio) ha luogo una vera e propria gara per la prima invernale della via Couzy alla Cima Ovest di Lavaredo. Giorgio Ronchi e Roberto Sorgato arrivano a buon punto ma, dopo un pauroso volo di Sorgato a causa della fuoriuscita di un chiodo, devono essere tratti in salvo. Alla fine la spuntano i lecchesi Giuseppe Alippi, Pier Lorenzo Acquistapace e Giuseppe Lanfranconi.
1961 - 24 agosto - Il belga Claude Barbier (caduto
nel maggio 1977 durante una esercitazione di palestra nelle Ardenne), è
certamente uno degli scalatori solitari più audaci e preparati che mai siano
esistiti.
Di lui si ricorda soprattutto un’impresa che ha del fantastico e
dell’incredibile: nel 1961, in un solo giorno, egli superò da solo, una
dietro l’altra Le vie Cassin
sulla Ovest di Lavaredo, Comici alla Grande, Preuss
sulla Piccolissima, Dulfer sulla Punta di Frida e Innerkofler
sulla Cima Piccola.
1964 - Romano Perego,
ancora con Andrea Mellano, Giovanni
Brignolo e Luigi Bosisio
(un compagno che arrampicherà stabilmente con lui per molti anni) ripete la Cassin
alla Nord della Cima Ovest di Lavaredo.
1965 – Royal Robbins entra in contatto con l’alpinismo europeo, o forse è più corretto dire che l’ambiente dolomitico entra in contato con la nuova filosofia americana il cui principale esponente è Royal Robbins.
Durante il suo soggiorno italiano egli sale la Nord della Cima Grande e altre pareti. Nel tentativo di aprire una nuova via sulla Cima Ovest di Lavaredo, assieme a Yvon Chouinard, martella via quarantacinque chiodi a pressione, lasciati da altri alpinisti in precedenti tentativi, e da lui ritenuti inutili. Ripiega però sotto un enorme tetto strapiombante proprio perché non vuole piantare a sua volta i chiodi a pressione. Chiodi che si dimostrano necessari per poter continuare la salita.
La fidanzata Liz si unisce all’amato Robbins per effettuare la salita di una classica; lo Spigolo Giallo di Comici, alla Piccola di Lavaredo, che Royal salirà poi “di corsa” con Yvon Chouinard.
1968 – Gerhard Baur
con Erich Rudolf e Walter Rudolf salgono la linea più diritta
possibile dei grandi tetti della Cima Ovest di Lavaredo.
Durante l’ascensione trovano anche il modo di girare un bel film, con il quale, secondo Severino Casara, pongono termine all’equivoco ricorrente sull’alpinismo artificiale: «Quando anche la struttura più rigettante delle Dolomiti è salita con così comodo, è dimostrato che la sola fatica non è condizione sufficiente per fare il sesto grado, ma sono necessarie anche destrezza, esperienza, nervi saldi».
1979 - Jean Claude Droyer torna in Lavaredo per il primo percorso in libera della via Cassin alla Cima Ovest, con Yves Tugaye, valutando il sacrè passage ai confini dell’8° grado (6c/7°). Queste ripetizioni rot-punkt sembrano schiudere nuovi orizzonti all’arrampicata libera moderna sulle Tre Cime di Lavaredo.
1987 – In agosto, il fortissimo climber Kurt Albert, dopo aver preventivamente riattrezzato le soste e sostituito alcune protezioni intermedie, riesce a realizzare la prima salita totalmente in libera della via Degli Svizzeri sugli strapiombi della Cima Ovest di Lavaredo, valutandola 7b+.
1988 – Thomas Bubendorfer concatena le vie Cassin alla Cima Ovest di Lavaredo, Comici alla Cima Grande di Lavaredo Helversen alla Cima Piccola di Lavaredo, per poi trasferirsi con l’elicottero a concludere la sua impresa superpubblicizzata sulla Marmolada e sul Sass Pordoi.
1989 – Seguendo l’esempio Kurt Albert e compagni, riattrezzando a spit alcune soste, Christoph Hainz e H. Palhuber liberano lo Spigolo degli Scoiattoli alla Cima Ovest di Lavaredo (7a).
1990 –La cordata Manrico Dell’Agnola e Alcide Prati, specializzati nelle ripetizioni in velocità, concatena in otto ore le tre grandi classiche: Cassin alla Cima Ovest di Lavaredo, Comici alla Cima Grande di Lavaredo e Spigolo Giallo alla Cima Piccola di Lavaredo.
1995 – In due giorni, Frank Jourdan concatena, in solitaria autoassicurata, le vie: Spigolo Giallo alla Cima Piccola di Lavaredo, Hasse-Brandler alla Cima Grande di Lavaredo, Spigolo Dibona alla Cima Ovest di Lavaredo in discesa e Comici alla Cima Grande di Lavaredo, Cassin e Demuth alla Cima Ovest di Lavaredo, tirando al massimo la libera. L’impresa di Claude Barbier, però, resterà probabilmente unica.
1998 – Il triestino Mauro “Bubu” Bole ripete a vista Alpenrose alla Nord della Cima Grande di Lavaredo, senza la parte alta (max 7b+). “Bubu” è uno specialista delle Lavaredo, avendo già percorso a vista lo Spigolo degli Scoiattoli alla Cima Ovest di Lavaredo, la via Kolibris alla Nord della Cima Grande di Lavaredo e Perle ai porci (Muro Giallo) alla Cima Piccola di Lavaredo.
1999 – Ma in fatto di difficoltà pura sono sempre Christoph Hainz e Mauro “Bubu” Bole a tenere banco.
1999 – Christoph Hainz e Urban Ties liberano Alpenliebe (Amore alpino) alla Cima Ovest di Lavaredo.(max 7c, spit).
1999 – 11 agosto. Mauro “Bubu” Bole con Manuel Bosdachin , compiono la prima salita in libera della via Couzy alla Cima Ovest di Lavaredo. In 10 ore per 500 metri di parete, concatena passaggi di difficoltà massima di 8b, che aveva già iniziato a conoscere con i vari tentativi che si sono susseguiti dal 1994.Sui tiri non sono stati aggiunti spit per rispetto verso i primi salitori e per non rovinare una vera e propria pietra miliare dell’alpinismo dolomitico, anche se una caduta avrebbe potuto schiodare tutto.Le assicurazioni presenti infatti sono ancora quelle originarie: vecchi chiodi e cunei di legno. Rafforzano solo alcune soste.
«All’alba dell’11 agosto 1999, a
40 anni dalla prima salita della via, “Bubu” attacca con Manuel
Bosdachin che lo segue. Non si cura del fatto che è il giorno dell’ultima
eclissi del millennio, sale in libera tutti i tiri, uno dopo l’altro, fino ad
arrivare al tiro chiave, quello che supera il grande tetto alla fine degli
strapiombi, il tiro più difficile anche in artificiale. Il primo tentativo fallisce,
poi “Bubu” cerca dentro di sé tutta l’energia e la concentrazione che
ancora riesce a produrre, chiude la porta con il resto del mondo e parte con
gli occhi fuori dalle orbite, urlando per scaricare la tensione e l’adrenalina
accumulate. Per salire in arrampicata libera la via Couzy aperta in
artificiale, “Bubu” ha impiegato 10 ore di scalata e 15 anni di attività
estrema.» (E. Švab).
«Ho dato veramente tutto, non mi
sono neanche reso conto di non aver moschettonato le protezioni sul tiro chiave
e sono arrivato in sosta che mi tremavano le gambe per lo sforzo. Ho guardato
il cielo e ho urlato di gioia, ho realizzato un sogno che non mi dava pace.» (Mauro Bole).
Tutte queste ripetizioni in libera, solitarie o concatenamenti delle “vecchie classiche artificiali” sono da attribuire all’interesse che destano gli anniversari di queste prime ascensioni sui mezzi d’informazione. Interesse che naturalmente si trasforma in fama o in pubblicità per chi su di esse si cimenta con modalità innovative.